Cremosi, buoni e facili da usare: i formaggi a pasta fusa permettono di dar vita a numerose ricette sfiziose. Ma quanto sappiamo di formaggio fuso a fette? Cosa succede se si mangia tutti i giorni?
Non solo Sottilette. Questo formaggio fuso a fette commercializzato dall’azienda Kraft Foods (rientrata nel gruppo Mondelez dal 2012) è il più famoso, ma non l’unico in commercio.
La possibilità di poter usare le sottilette per creare ripieni cremosi, per insaporire hamburger o altre carni e per preparare piadine e panini ha conquistato letteralmente gli appassionati di cucina.
Tuttavia questi vantaggi si scontrano con i dubbi riguardanti l’origine degli ingredienti, i processi di lavorazione e l’effetto su salute e benessere generale.
Cos’è e com’è fatto il formaggio fuso?
Il formaggio fuso o meglio il formaggio a pasta fusa non è altro che un prodotto ricavato dalla fusione a caldo di un solo formaggio o più formaggi mediante l’uso di emulsionanti, polifosfati e altri ingredienti (es. acqua, latte in polvere, grassi, conservanti e così via).
Dal primo brevetto dell’azienda svizzera Gerber all’evoluzione delle Sottilette Kraft, infatti, l’idea è nata dalla necessità di migliorare la conservabilità nell’ottica di esportazione d’oltreoceano. Ancora oggi è una storia di successo.
Come si fa il formaggio fuso
La fusione di uno o più formaggi avviene a caldo in modo da trasformare la caseina in un composto fluido e omogeneo. Tuttavia tale processo si realizza soltanto grazie all’aggiunta di polifosfati.
I sali di fusione o polifosfati trasformano la cagliata (massa gelatinosa di paracaseinato bicalcico) del formaggio in paracaseinato di sodio, liberandosi così del reticolo tridimensionale rigido. Il risultato è un fuso omogeneo.
Come si chiama il formaggio fuso? Quali sono? Tra i formaggi più usati per produrre i formaggi fusi ci sono il Cheddar, l’Emmenthal, la Fontina, il Gruyere e l’Edam.
Il formaggio fuso fa male?
No, considerando che viene preparato con formaggi non difettosi di qualità medio-bassa, il formaggio fuso non fa male se viene utilizzato occasionalmente.
Questo formaggio a fette è pratico, versatile e facile da conservare, ma tutti questi vantaggi non devono portare verso un consumo eccessivo.
Oltre il fattore convenienza e versatilità, infatti, occorre ricordare che il formaggio a fette per toast, piadine e ripieni contiene polifosfati e altri additivi pericolosi perché “rubano” calcio al corpo e non permettono la fortificazione delle ossa.
I vari tipi di formaggio fuso in commercio possono contenere fino a un massimo di 13 additivi, arrivando per esempio a compromettere la flora batterica e ad alterare le difese immunitarie soprattutto nei bambini (conservante E250) o a favorire la formazione di composti promotori di tumori (nitriti).
Sì, i formaggi usati non sono difettosi e possono essere catalogati in una qualità medio-bassa, ma possono essere scarti provenienti da altri formaggi e il prodotto finale non vanta qualità organolettiche eccellenti.
Anche l’eccesso di sale presente in questo prodotto (3 grammi ogni 100 grammi) rappresenta un pericolo per la salute, rendendo le persone più esposte all’ipertensione e all’arrivo di altre malattie cardiovascolari.
Formaggio fuso e calorie. Dal punto di vista calorico, questo formaggio a fette non è light, anzi potrebbe incidere su l’apporto calorico se non ci si limita a una fetta (visto che contiene 70 calorie per ogni fetta). Come sostituire le Sottilette e company? Si può usare un formaggio più grasso e di qualità medio-alta.