Alcuni alimenti sono talmente golosi o versatili da non farci pensare al fatto che possano essere pericolosi. Scopriamo tutto quello che c’è da sapere su l’ossido di etilene nel cibo.
La spesa è un momento delicato in cui si cerca di orientarsi su prodotti di qualità, eppure alcune volte si fallisce pensando al tipo di prodotto o alla marca anziché valutare presenza di alcune sostanze pericolose.
Purtroppo in alcuni alimenti possono essere contaminati o possono nascondere quantità elevate di sostanze come l’ossido di etilene.
Cos’è e a cosa serve l’ossido di etilene?
L’ossido di etilene è un gas utilizzato in opere di sterilizzazione nel campo medico-ospedaliero che in passato veniva utilizzato nell’industria alimentare. Sì, in passato perché è vietato in Europa dal 1991.
Il potenziale cancerogeno di questo gas disinfettante capace di sterminare batteri, virus e funghi ha portato la Comunità Europea a vietarlo sul territorio comunitario, ma non vale lo stesso per tutti i Paesi.
Dagli Stati Uniti all’India, infatti, esistono moltissime nazioni in cui questa sostanza viene ancora usata senza restrizioni.
Perché l’ossido di etilene nei cibi è pericoloso?
Semi di sesamo, spezie, riso, sughi pronti, burger vegetali, insaccati, gelati confezionati, confetture e dolcificanti: sono moltissimi i prodotti importati che potrebbero contenere l’ossido di etilene.
Di fatto l’ossido di etilene ha un utilizzo alimentare in qualità di addensante, agente contro salmonella e altri agenti patogeni o alternativa alla pastorizzazione di cibi considerati termolabili (incapaci completamente o parzialmente di resistere al calore del processo di pastorizzazione).
Che danni provoca l’ossido di etilene? Secondo l’IARC, si tratta di una sostanza mutagena e cancerogena in grado di aumentare l’incidenza di cancro (es. leucemie e linfomi), neuropatie e forme di anemia gravi.
Inoltre i ricercatori hanno evidenziato gli effetti deleteri a carico dell’apparato riproduttivo e del feto in caso di gravidanza.
Considerando l’ossido di etilene come cancerogeno, quindi, la Commissione Europea si è espressa negativamente circa la commercializzazione di prodotti contenenti quantità superiori allo 0,05 mg per Kg.
Il rischio è talmente elevato da aver costretto la Comunità Europea ad aggiornare le regole sulle quantità nei noodles, nelle spezie e negli integratori a base naturale.
Per quanto riguarda l’utilizzo di ossido di etilene negli additivi, invece, il limite massimo è stato portato a 0,1 mg per Kg. Qualche esempio? La farina di semi di carrube e la gomma di Guar.
Come difendersi dall’ossido di etilene
Arriviamo al punto focale del nostro articolo: come difendersi dall’ossido di etilene nel cibo quando si fa la spesa? Non è facilissimo capire quali prodotti contengono ossido di etilene e in quali quantità.
Purtroppo, nonostante le evidenze scientifiche, l’ossido di etilene disinfettante viene usato per produrre pesticidi e per decontaminare i contenitori e i magazzini in cui vengono conservati gli alimenti prima del loro arrivo nella fase produttiva.
Se viene ingerito, essendo solubile, entra nel sangue e viene trasportato in ogni distretto corporeo, trasformato in glicole etilenico ed espulso attraverso le urine. In questi casi l’ossido di etilene non dà sintomi evidenti: il problema è l’esposizione cronica e quindi il consumo regolare di alimenti contenenti questa sostanza.
Negli anni molti prodotti non sono entrati nel mercato europeo o sono stati ritirati, come accaduto recentemente per i gelati ritirati per l’ossido di etilene (arrivavano dalla Spagna ma erano stati prodotti con alcuni ingredienti provenienti dalla Turchia).
La prima cosa da tener d’occhio per difendersi è stare attenti a quei prodotti dove si trova l’ossido di etilene in qualità di additivo E410 (farina di semi di carrube) perché risaputamene contaminato: le confetture, i gelati confezionati, i dolcificanti e gli insaccati. Lo stesso discorso vale per la gomma di Guar (additivo E412).
Leggere l’INCI è una forma di difesa, specialmente se si tratta di piatti e sughi pronti, semi di sesamo, gelati confezionati, prodotti vegetali, yogurt, spezie, alimenti gluten free e integratori prodotti con ingredienti provenienti da India, Tirchia, Argentina, Paraguay e Cina.